L’assenza in Aula di cinque senatori ex democristiani ha permesso all’Unione di galleggiare.
Bocciato per due voti l’emendamento taglia-ministri di Calderoli: Palazzo Chigi evita la crisi
L’Udc salva il Governo Prodi. Nel giorno in cui sarebbe andato sotto, su un emendamento politicamente pesantissimo, quello sul taglio dei ministri a partire dal prossimo 1° gennaio, l’Esecutivo è stato salvato da cinque assenze provvidenziali e decisive nell’opposizione: quelle di quattro... ...senatori Udc, ovvero Rocco Buttiglione, Antonio De Poli, Nedo Poli e Calogero Mannino, e di un senatore ex Udc ora nella Nuova Dc, Mauro Cutrufo. Tutti assenti nella votazione chiave, in cui la maggioranza ha prevalso per soli 2 voti, scongiurando una caduta che avrebbe aperto la crisi.
L’Udc salva il Governo Prodi. Nel giorno in cui sarebbe andato sotto, su un emendamento politicamente pesantissimo, quello sul taglio dei ministri a partire dal prossimo 1° gennaio, l’Esecutivo è stato salvato da cinque assenze provvidenziali e decisive nell’opposizione: quelle di quattro... ...senatori Udc, ovvero Rocco Buttiglione, Antonio De Poli, Nedo Poli e Calogero Mannino, e di un senatore ex Udc ora nella Nuova Dc, Mauro Cutrufo. Tutti assenti nella votazione chiave, in cui la maggioranza ha prevalso per soli 2 voti, scongiurando una caduta che avrebbe aperto la crisi.
Il tema, come detto, era quello del taglio dei ministri e dei sottosegretari, da attuare fin da subito se fosse passato questo emendamento presentato dal solito Roberto Calderoli: un emendamento al curaro per l’Unione, visto che un rimpasto per eliminare 40 poltrone delle attuali 102 sarebbe oggettivamente impossibile per questa traballante maggioranza e l’approvazione di un simile emendamento si sarebbe pertanto tradotta in una crisi immediata. Invece niente. Senza i voti dei cinque senatori ex democristiani l’opposizione non ha potuto far passare la proposta Calderoli e la maggioranza si è salvata come sempre per il rotto della cuffia. Ma con una differenza. Finora a tenere a galla l’Esecutivo al Senato erano stati i voti dei senatori a vita e quelli degli eterni scontenti della sinistra, della Svp e dei vari ’dissidenti’, come Rossi, Turigliatto, Pallaro, Fischella e Dini. Questa volta, invece, a salvare Palazzo Chigi è stata l’assenza di un blocco di senatori di un partito dell’opposizone, l’Udc. Ovviamente dalla sede di via Due Macelli hanno precisato stizziti che si trattava di assenze giustificate: Buttiglione era all’ospedale per una visita oculistica, Mannino a Palermo per un processo, De Poli e Poli imbottigliati nel traffico del centro di Roma dopo aver partecipato ad una riunione di partito (!!!) e pertanto, ha spiegato l’ufficio stampa Udc, «hanno ritardato soltanto il tempo di percorrere a piedi la strada necessaria per recarsi in aula». Casualità? Sfortunate coincidenze? In realtà mentre i quattro senatori mancavano all’appello alcuni loro colleghi di partito ricollocavano l’Udc nella solita posizione di frontiera tra i due schieramenti. E così prima il segretario Lorenzo Cesa apriva all’invito al dialogo sulle riforme lanciato da Walter Veltroni («Siamo pronti») e a seguire il vicecapogruppo alla Camera, Maurizio Ronconi, sentenziava che la Cdl «è al capolinea ed è sotto gli occhi di tutti». Alla faccia della casualità! Casualità e coincidenze cui non credono in molti.
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