ELEZIONI SUBITO!

In Via Corridoni, nel centro congressi della Provincia di Milano, si sono radunati gli Stati Generali della Lega Nord milanese per chiedere a gran voce elezioni subito e nessun compromesso con la prodiana Roma ladrona.
Organizzatori e relatori dell'evento sono stati Matteo Salvini, capogruppo a palazzo Marino, Fabio Meroni consigliere provinciale, Fabrizio Cecchetti consigliere regionale, gli assessori Boni, Zanello e Orsatti della giunta regionale, gli onorevoli Garavaglia e Grimoldi, il senatore Fruscio e la rappresentante dell'associazionismo padano Galan.
Cinquecento militanti di Milano ed alcuni comuni dell'hinterland hanno applaudito gli interventi dei guerrieri padani promettendo battaglia e dando la propria disponibilità a cominciare una campagna elettorale che, nonostante l'incarico del Presidente Napolitano al Presidente del Senato Marini per valutare se possibile formare un nuovo governo per il paese, ha preso ufficialmente il via con la caduta del fallimentare Romano Prodi.
In verità la Lega Nord non smette mai di fare campagna elettorale poiché informa i cittadini e battaglia quotidianamente contro le arroganti pretese del governo oppressore di un Nord sempre più vittima della Roma sprecona e zozzona che sta facendo chiudere Malpensa, dopo aver fatto fallire Alitalia, e cerca di riempire di immondizia le regioni padane per salvare la gente del sud, e soprattutto i loro politici aguzzini, dalle montagne di spazzatura lungo le strade.
Alla serata doveva partecipare il Segretario della Lega Lombarda, l'Onorevole Giancarlo Giorgetti che, causa malattia, ha dovuto dare forfait.
L'evento è stato organizzato in due giorni dal Carroccio milanese guidato dal Segretario Provinciale Matteo Salvini che, poche ore dopo la caduta di Prodi, aveva già organizzato la prima manifestazione popolare davanti alla Prefettura per ridare la voce al popolo.

DUE PESI E DUE MISURE... siamo alle solite.

Opera, 29 gennaio 2008
Alla cortese attenzione di:
. Ufficio di Polizia Locale
· Direttore del Personale
· Sindaco Alessandro Ramazzotti
· Centro “Giardino delle età”

Oggetto: Segnalazione gestione arbitraria di edificio pubblico.
Il Sottoscritto Ettore Fusco, Consigliere Comunale della Lega Nord per l’indipendenza della Padania, segnala quanto in oggetto affinché chi di competenza possa regolarsi in merito alle responsabilità di eventuali comportamenti scorretti da parte di qualcuno dei coinvolti nella vicenda.
Domenica 20 gennaio, dopo avere tenuto un assemblea pubblica al centro civico “Pasolini”, la Lega Nord lasciava affissi sulla parete del corridoio che porta all’auditorium, all’interno del cancello d’ingresso al complesso, tre manifesti di cui uno recante avviso di corso gratuito per attività sportiva di utilità sociale.
Nel pomeriggio del giorno seguente una solerte dipendente segnalava allo scrivente la lamentela dei responsabili del centro anziani e ne intimava quindi l’immediata rimozione.
Naturalmente i manifesti venivano rimossi nell’arco di un ora a cura della Lega Nord, rea di averli lasciati affissi, senza neppure mettere in discussione il fatto che se avessero recato un qualsivoglia disturbo, laddove erano rimasti semplicemente fissati con dello scotch, potevano rimuoverli anche gli interessati. La Lega provvedeva quindi a rimuovere, giustamente in proprio, i suoi manufatti dimenticati nel corridoio di accesso all’auditorium.

Invece, a distanza di due giorni dall’uso del centro civico “Pasolini” per una riunione partitica del nuovo Partito Democratico in data 27 gennaio, osserviamo almeno tre manifesti lasciati affissi in luoghi differenti: uno che ricopre l’intera bacheca con avvisi al pubblico, uno sulla porta dell’auditorium ed uno su centralina elettrica nel Largo Nenni dinanzi all’ingresso della scuola elementare. Di altri non ci è dato vedere dall’esterno.
Adesso vorremmo capire se alle persone cui davano fastidio i tre manifesti leghisti, uno accanto all’altro sul muro del corridoio che porta all’auditorium, non danno fastidio quelli lasciati dal Partito Democratico che, addirittura, coprono anche la bacheca con gli annunci ai cittadini.
Non interessa allo scrivente sapere chi, e perché, ha posto la questione dei manifesti leghisti lasciati in un luogo forse non consono, ovviamente per una semplice dimenticanza, ma restiamo quantomeno perplessi nel vedere il solito trattamento privilegiato riservato al Sindaco ed al suo partito.
Non volendo trarre conclusioni ed esprimere giudizi, tanto affrettati quanto inutili, vi invito semplicemente a prendere atto di quanto espresso con la presente ed a comportarvi sempre nel migliore dei modi, soprattutto in vista delle elezioni amministrative di maggio, senza scadere in differenti trattamenti a seconda che si tratti di partiti di governo oppure di opposizione.

IL SENATO SFIDUCIA ROMANO PRODI


MARONI E CADEROLI: ORA SI TORNI AL VOTO
L'Aula del senato con 161 voti contro 156 ha tolto la fiducia al Governo guidato da Romano Prodi. "Il primo passo e' stato fatto: abbiamo finalmente mandato a casa il Governo Prodi, dando cosi' la prima risposta alla volonta' del popolo. Ma ora niente facili entusiasmi, perche' da adesso ci attende tanto lavoro per impedire pasticci, governi tecnici destinati solo a rinviare il voto e a salvare Veltroni e un Partito Democratico che sta cadendo a pezzi". Ha dichiarato pochi minuti dopo il voto di Palazzo Madama Roberto Calderoli, coordinatore delle Segreterie nazionali della Lega Nord e Vice Presidente del Senato."Ho sentito Bossi, Berlusconi e Fini e tutti sono assolutamente determinati ad andare dritti al voto - aggiunge -. Ora la palla passa al presidente della Repubblica: dimostri di essere davvero il presidente di tutti, perche' le elezioni non le chiedono soltanto le forze politiche ma le chiede il popolo, anche quella prte del popolo che, sbagliando, a suo tempo, ha votato per l'ex maggioranza. E se non si dimostrera' tale e si comportera' diversamente allora non potro' che rispondere all'appello lanciato ieri da Bossi con un: obbedisco".
Sulla stessa linea il capogruppo a Montecitorio, Roberto Maroni: "E' improbabile pensare che in due mesi si faccia una nuova legge elettorale. Chi propone un governo tecnico o istituzionale vuole solo rinviare il voto di un anno. Pertanto io dico di andare a votare con questa legge elettorale", ha dichiarato l'esponente del Carroccio.
INTANTO LA LEGA MANIFESTA DAVANTI ALLA PREFETTURA DI MILANO PER CHIEDERE ELEZIONI SUBITO!
Questa mattina alle undici un centinaio di leghisti guidati da Matteo Salvini, Capogruppo del Carroccio al Comune di Milano, hanno brindato davanti all'ingresso della prefettura con fischietti e bandiere padane per festeggiare l'evento e chiedere a gran voce le nuove elezioni.
NO PRODI BIS e NO GOVERNO DI TRANSIZIONE questi gli slogans dei cittadini che vogliono tornare al più presto alle urne.
Con loro anche quattro militanti operesi, Alessandra, Bartolomeo, Ettore e Renato, che festeggiano doppiamente questo evento che anticipa di qualche mese la caduta di un altro sinistro amministratore detestato dalla gente: il Sindaco operese Alessandro Ramazzotti.
Le prossime manifestazioni, in orari più accessibili, saranno certamente più imponenti... a partire da quella in programma alla Malpensa il 17 febbraio per protestare contro la paralisi di un'infrastruttura indispensabile alla Padania. A difesa del nostro aereoporto e delle migliaia di posti di lavoro che garantisce alle famiglie lombarde.

COMUNICATO STAMPA: LA LEGA CON LA GENTE A OPERA

Domenica 20 gennaio c'è stata un'assemblea pubblica al centro civico Pasolini di Via Emilia che ha dato la possibilità agli intervenuti di incidere sui programmi elettorali per le elezioni comunali di primavera.
La Lega Nord ha annunciato la partecipazione ad una lista di centrodestra che include tutte le forze che si riconoscono nella parte politica antagonista al Sindaco Ramazzotti ed alla cattiva gestione che le sinistre hanno fatto del nostro paese.
Sul nome del candidato sindaco si sta ancora lavorando ma ci sarebbe la convergenza del Carroccio operese su uno dei nomi indicati da un'altra forza della coalizione pur restando ovviamente valida la candidatura del Consigliere Ettore Fusco supportata oltre che dal movimento anche dai tanti cittadini che di volta in volta vengono interpellati ed invitati a partecipare agli incontri conoscitivi.
Nei prossimi giorni, dopo un'attenta valutazione dei programmi dei candidati a ricoprire la carica di sindaco, i cittadini che stanno già lavorando accanto ai partiti nella realizzazione del programma elettorale e di governo per i prossimi cinque anni di amministrazione comunale indicheranno chi sarà il futuro primo cittadino di Opera.
Intanto resta valido l'invito, a tutti coloro che hanno idee, progetti e proposte da affidare alla coalizione di centrodestra, a non restarsene con le mani in mano attendendo gli eventi ma ad entrare in prima persona nella vita politica cittadina.
Farlo è semplice, basta contattarci e partecipare alle nostre assemblee:
E-mail Lega Nord: legaopera@tiscali.it
Telefono Lega Nord: 3481311083
Telefonando oppure scrivendoci, via mail ed sms, potremo inserirvi nelle rete informativa e comunicare quando e dove avvengono gli incontri con la cittadinanza.

LA LEGA DI OPERA E' CON I COLLEGHI DI C.L.

SAPIENZA,
UN’ALTRA VERGOGNA
PER L’ITALIA

I Papi hanno potuto parlare ovunque nelmondo (Cuba,Nicaragua,
Turchia, etc.). L’unico posto dove il Papa non può parlare è La Sapienza,
un’università fondata, tra l’altro, proprio da un pontefice.
Questo mette in evidenza due fatti gravissimi:
1) l’incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di
espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché
Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone.
Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell’impedire
ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;
2) la fatiscenza culturale dell’università italiana, per cui un ateneo
come La Sapienza rischia di trasformarsi in una "discarica" ideologica.
Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto
e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora
più legati, riconoscendo in lui il difensore – in forza della sua
fede – della ragione e della libertà.
Comunione e Liberazione 15 gennaio 2008

LOMBARDIA, UNA NAZIONE CONTRO I RIFIUTI DEGLI ITALIANI. LI BRUCINO A CASA LORO

"Continuo a lavorare per vedere se è possibile creare una situazione diversa — ha detto il governatore della Lombardia Roberto Formigoni — si tratta di scovare spazi per un intervento certamente piccolo ma urgente per dare sollievo alla situazione della Campania che è un grave smacco per l'Italia intera".
Dopo l'indisponibilità dei giorni scorsi, da parte degli impianti lombardi di ricevere immondizia campana, ieri il massimo esponente della nostra Nazione ha parlato a nome della Giunta Regionale con parole di apertura verso la questione "monnezza".
Se Formigoni ha qualche buona ragione per fare dietro front la spieghi al popolo lombardo oppure si dimetta da rappresentante di chi ha deciso di farla finita con un certo tipo di politica e di identità nazionale.
Formigoni sempre ieri, era tornato sul tema di Malpensa, definendo un «atto di guerra» la decisione del Governo di ricorrere alla Corte costituzionale contro la legge regionale grazie alla quale la Lombardia siederebbe al tavolo per l'assegnazione degli slot.
Se la questione è questa allora sia chiaro il Governatore della nostra terra poiché se si tratta di scambio di favori, spazzatura in cambio del dietro front di Prodi in merito al ricorso su Malpensa, il popolo può anche valutare ma se siamo in "guerra", come ha dichiarato alla stampa, allora di favori allo Stato italiano non se ne fanno né, tanto meno, se ne fanno a Bassolino ed a chi campa su questo degrado del sud.
Intanto i consiglieri del Pd Carlo Monguzzi e Pippo Civati, del centrosinistra lombardo che fa tutt'altro che gli interessi dei lombardi, sostengono che almeno tre impianti (a Brescia, Lodi e in Lomellina) sono disposti a tendere la mano. Fossimo almeno già islamizzati... quella mano cadrebbe!

Se l'Italia è l'immondizia napoletana, noi siamo Padania.
Se l'Italia è la classe dirigente che va da Prodi e Pecoraro Scanio fino a Bassolino e Monguzzi, noi siamo Padania.
Se l'Italia è Formigoni, noi siamo Padania.
Solo quando la Padania sarà una realtà chiuderemo per sempre con certe logiche troppo italiane.

I RIFIUTI NAPOLETANI IN SARDEGNA: UN POPOLO FIERO SI RIVOLTA. Cronologia

iRS CONDANNA GLI EVENTI VIOLENTI. I MEDIA DELEGITTIMANO L'INDIPENDENTISMO. iRS NON CI STA.

12 gennaio 2008 - 17:30
iRS CONDANNA EVENTI VIOLENTI
Il movimento indipendentista nonviolento iRS prende nettamente le distanze e condanna duramente i fatti avvenuti ieri sera nei pressi dell'abitazione del Presidente della Regione.
Tali eventi sono il frutto delle speculazioni politiche in corso tra il centrodestra e il centrosinistra italiani rispetto a cui iRS è totalmente estraneo ed esterno.
Gli eventi violenti di ieri sera hanno avuto la grave responsabilità di aver interrotto e sporcato la chiara e potente azione nonviolenta di iRS che già stava riuscendo a creare un clima di presa di coscienza nazionale e sociale dei sardi.
iRS rimarca e rivendica inoltre la paternità di una lotta originale e proficua: per la prima volta in Sardegna un movimento indipendentista applica con successo la nonviolenza e le forme di resistenza passiva.
iRS invita i cittadini sardi a diffidare delle manifestazioni organizzate da altri soggetti politici che troppo spesso sfruttano maldestramente la presenza di iRS per vivere di luce riflessa.
iRS rimarca infine l'assurdità e l'inadeguatezza del clichè della cosiddetta "solidarietà nazionale italiana" utilizzato dalla Regione Autonoma Sardegna per giustificare l'importazione di rifiuti italiani sul territorio nazionale sardo: questa fantomatica "solidarietà" è sempre a senso unico, è sempre la classe politica autonomista che si adegua e si sottomette al volere e agli interessi dello Stato italiano.
Avete mai visto infatti lo Stato accettare le richieste di restituzione dei soldi dovuti alla Sardegna? Avete mai visto lo Stato italiano venire incontro alla Regione Sardegna sul piano delle esercitazioni militari o delle aree adibite a base militare? Lo Stato risponde sempre picche.iRS così come condanna gli atti violenti di ieri e del futuro, condanna questo ennesimo atto di sottomissione dell'autonomismo sardo nei confronti dello Stato italiano.
Gavino Sale Franciscu Pala Esecutivo Nazionale iRS
12 gennaio 2008 - 17:00
I MEDIA DELEGITTIMANO E CRIMINALIZZANO L'INDIPENDENTISMO. iRS NON CI STA E RILANCIA I SUOI TEMI
iRS non accetta i tentativi di criminalizzazione e di delegittimazione di certa stampa così detta "democratica" o "indipendente" che continua ad associare iRS al centrodestra italiano facendo finta di non conoscere la realtà dei fatti di questi giorni e il valore di quattro anni di attività politica di iRS alla luce del sole.
È ironico che chi oggi cerca di accomunarci a motivazioni e azioni della destra italiana, da cui iRS ha fin dall’inizio tenuto le distanze, è chi ieri ci blandiva e adulava quando davamo merito a Renato Soru di alcune sue azione positive. È assurdo e offensivo che un dissenso democratico e motivato su scelte di governo, come è quello espresso da iRS, sia il pretesto per delegittimare un movimento popolare, per accomunarlo alla destra italiana e accusarlo di mancanza di credibilità.
iRS rifiuta questo comportamento davvero anti-democratico, questo comportamento che va contro qualsiasi deontologia umana e giornalistica: iRS è un movimento non nazionalista e non violento e ha dimostrato anche questa volta, nelle azioni e nelle motivazioni, di non avere nulla a che fare con chi invece è esattamente nazionalista e (spesso, nelle esternazioni e nelle azioni) violento.
Se qualcuno fa finta di non sapere chi è iRS o non si sforza di capirne le scelte e le logiche, si metta semplicemente una mano sulla coscienza. Oppure rifletta se il giornalismo è il suo mestiere: negare il più elementare dovere di cronaca, che è quello di documentare che gli attivisti di iRS hanno fatto lotta nonviolenta e sono stati pesantemente pestati dalla polizia e di riportare che iRS non ha manifestato contro l’idea di solidarietà ma contro una costante logica di gioiosa immolazione della classe politica autonomista ad interessi esterni alla Sardegna, è lontano da qualunque seria prassi intellettuale e giornalistica, da qualunque prassi "civile". A patto che il giornalista o l'intellettuale non sia ormai altro che il passacarte di un partito di governo o degli interessi di un gruppo economico-editoriale. Ma a questo punto sarebbe onesto dirlo e fare politica o lavorare come P.R. nell'ufficio della sua azienda.
Dunque se qualcuno fa finta di non sapere chi è iRS o non si sforza di capirne le scelte e le logiche, noi, convinti della perfettibilità del genere umano, continuiamo a ripetere.
Il centrosinistra sardo protestò aspramente quando il governo di Berlusconi, e i suoi delegati sardi, volevano mandare scorie e rifiuti in Sardegna nel nome dell’ “interesse nazionale” italiano; ora invece, in nome dello stesso “interesse nazionale” italiano, il centrosinistra accetta per primo e fieramente di portare rifiuti esterni alla Sardegna mentre il centrodestra si erge a paladino dei sardi e della Sardegna. Tutto questo non è assurdo e inquietante? Non è la spia di un problema più profondo? Per iRS è il segno che siamo governati da una classe dirigente che rinuncia continuamente alla sovranità dei sardi. Una classe dirigente autonomista che gioca sulla pelle della Sardegna per i suoi desideri di potere, per desideri di potere contingenti e italiani.
È così antidemocratica questa posizione? È così difficile da capire? Ditecelo, e ve la spiegheremo di nuovo.
Franciscu Sedda Esecutivo Nazionale di iRS
11 gennaio 2008
IMPORTANTI PRECISAZIONI POLITICHE SULLE INIZIATIVE DI iRS. FACCIAMO CHIAREZZA.
iRS ribadisce che ieri i suoi dirigenti e attivisti, molti dei quali fermati e grottescamente denunciati per resistenza a pubblico ufficiale, hanno agito in modo determinato e nonviolento. Dal punto di vista della nostra coerente azione dunque ieri non ci sono stati “scontri”, come afferma molta stampa, ma deliberate “aggressioni” sotto forma di cariche da parte della Polizia italiana.
L’uso della forza contro attivisti che manifestavano in modo nonviolento senza provocare né minacciare alcuno è vergognoso, così come è vergognoso che la stampa non abbia mai citato l’azione nonviolenta di iRS lasciando intendere che tutti i soggetti politici e individuali presenti agissero allo stesso modo e di concerto. iRS ha agito secondo i suoi principi e a nome di tutti i sardi che si identificano in un indipendentismo moderno, non nazionalista e non violento. iRS afferma con assoluta nettezza che non ha assolutamente a che spartire col centrodestra italiano e i suoi rappresentanti in Sardegna la cui presenza e protesta è semplicemente e puramente ipocrita, se non ridicola e dannosa. Le persone che oggi protestano contro Soru governavano in Sardegna mentre Berlusconi governava in Italia e nulla fecero o dissero quando il governo italiano paventava di portare delle scorie nucleari in Sardegna. Quel tentativo fu fermato da una massiccia protesta popolare nel silenzio di quei politici di centrodestra che oggi si ergono a paladini dell’unica cosa che possono difendere e incarnare: il trasformismo italiano, l’incoerenza come prassi, la strumentalizzazione di qualunque cosa al fine del loro personale desiderio di potere. iRS fa notare ai sardi che le dichiarazioni di ieri del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Renato Soru (riportate fra gli altri da “il Manifesto”) proprio in quanto formalmente legittime e ineccepibili sono il segno che nella sostanza i Presidenti della Regione Autonoma governano in Sardegna in nome degli interessi dello Stato italiano. I sardi devono prendere coscienza che il problema della Sardegna non è legato a singole personalità, non è questione della bontà o della buona fede di ci governa: il problema è strutturale, è il meccanismo dell’Autonomia ad essere perverso in quanto si basa sul principio che i politici sardi governano in Sardegna in nome dello Stato, dei suoi valori e dei suoi interessi, e non in nome della Sardegna, del popolo sardo, dei nostri diritti ed interessi. Non a caso fra la Sardegna e lo Stato esiste una ben strana “solidarietà”: quella solidarietà per cui i sardi devono di volta in volta morire per l’Italia in trincea o in guerra, quella solidarietà per cui i sardi devono diventare pattumiera del Mediterraneo per coprire le incapacità della politica italiana, quella solidarietà per cui i sardi devono accogliere il 70% delle servitù militari italiane e delle sperimentazioni di armi diventando la culla di infiniti tumori, quella solidarietà per cui i sardi devono accettare che per sedici anni lo Stato italiano non solo si prenda i nostri soldi ma soprattutto trattenga quelli che per legge dovrebbe renderci per consentirci di gestire la nostra esistenza. L’Autonomia, fondata sulla “sindrome della Brigata Sassari”, ovvero la gioiosa volontà dei sardi di immolarsi e suicidarsi per altri che di noi ben poco si curano, è insomma un meccanismo fatto per triturare qualunque sovranità dei sardi. Capiscano i sardi che o muore l’Autonomia o muore la possibilità dei sardi di difendere collettivamente i propri diritti e i propri interessi. iRS fa notare ai sardi che quello che è successo ieri ci insegna due cose importanti. Una cosa negativa, ovvero che non c’erano abbastanza sardi a manifestare insieme ad iRS, a manifestare per i diritti della nazione sarda. Una cosa positiva: sarebbero bastate mille persone oltre ai 200 coraggiosi attivisti di iRS presenti, mille persone con coscienza nazionale e convinte della loro forza, della forza della nonviolenza, per vincere questa battaglia. Si può fare, si può vincere.
Franciscu Sedda Esecutivo Nazionale di iRS
iRS blocca cargo per ore. Sale pestato e fermato. Attivisti di iRS caricati, fermati e denunciati.

Venerdì 11 Gennaio 2008, Cagliari. Ore 03:00.
RILASCIATI TUTTI GLI ATTIVISTI FERMATI
Per tutti rimane la denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
Venerdì 11 Gennaio 2008, Cagliari. Ore 02:00.
40 ATTIVISTI DI iRS DENUNCIATI PER RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE
Quaranta attivisti nonviolenti di iRS, dopo esser stati fermati, caricati su cellulari e portati alla Questura e al Comando Provincialedei Carabinieri di Cagliari sono stati denunciati per resistenza apubblico ufficiale. La situazione, nella sua gravità, si tinge digrottesco e di surreale.
Nessuno degli indipendentisti ha firmato l'atto. Lo staff legale di iRS si è già attivato sulla questione ed entro poche ore l'AssembleaNazionale del Movimento prenderà decisioni in merito a questa vicenda.
Venerdì 11 Gennaio 2008, Cagliari. Ore 01:00.
Da più di due ore 10 attivisti di iRS sono ancora trattenuti all'interno di un cellulare dei Carabinieri presso il Comando Provinciale di Via Nuoro 9, a pochi passi dalla sede cagliaritana di iRS. Tra gli attivisti segnaliamo la presenza di componenti dell'Assemblea Nazionale del Movimento.
Dopo una giornata intera di dura lotta nonviolenta e di resistenza passiva ai violenti attacchi unilaterali delle forze dell'ordine, questo epilogo appare come un gratuito accanimento contro inermi cittadini che hanno avuto la sola colpa di difendere la salute, l'ambiente e la dignità del loro popolo e della nazione sarda.
Giovedì 10 gennaio 2008, Cagliari. Ore 22
GAVINO SALE PESTATO E CHIUSO IN UN CELLULARE
Il presidente di iRS e consigliere provinciale di Sassari Gavino Sale è stato malmenato pesantemente dalla Polizia italiana che cercava di caricarlo su di un cellulare. La violenza è avvenuta sotto gli occhi di diversi politici e parlamentari sardi. Gavino Sale è stato caricato a forza su un cellulare insieme ad altri cinque responsabili nazionali di iRS fra cui due donne.
Gavino Sale e altri due attivisti di iRS, ribellandosi alla violenza della polizia, sono riusciti a scendere dal cellulare intenzionati a proseguire la lotta nonviolenta. Tre dei nostri responsabili sono stati portati via dalla Polizia.
iRS denuncia lo scandaloso e violento comportamento della Polizia di Stato nei confronti di persone inermi. Mentre i Carabinieri si sono comportanti in modo ineccepibile la Polizia si è comportata in modo brutale contro manifestanti che agivano in modo totalmente nonviolento.
Sappia la polizia e la classe dirigente sarda che con le sue scelte sta umiliando la Sardegna e i sardi che iRS non si lascerà intimidire da atteggiamenti violenti e continuerà nella sua battaglia.
Tutti gli attivisti di iRS sono vicini e sostengono Gavino e tutti gli altri attivisti che con coraggio si stanno battendo nel porto di Cagliari, per la nostra terra: per la sua dignità e per la sua indipendenza nazionale.
Franciscu Sedda Esecutivo Nazionale di iRS
Giovedì 10 gennaio 2008, Cagliari. Ore 22:30
LA LOTTA NONVIOLENTA DI iRS E I PESTAGGI DELLA POLIZIA ITALIANA
iRS porta all’attenzione di tutti i sardi e degli organi di stampa che in questo momento, e ormai da molte ore, 200 attivisti di indipendentzia Repùbrica de Sardigna stanno portando avanti una coraggiosa e esemplare lotta nonviolenta mentre la polizia italiana li carica violentemente a intervalli di pochi minuti.
Nonostante la violenza degli attacchi subiti, il dolore e la fatica per il lungo presidio le donne e gli uomini di iRS ogni volta riprendono la loro posizione attorno alle bitte, alzano le braccia in segno di determinazione a riprendere la lotta e resistono con energia contro ogni nuova carica.
I sardi devono sapere. I sardi devono sapere di questa lotta eroica ed estenuante, di questo avvenimento storico nella storia politica della Sardegna: per la prima volta dei sardi, mossi dall’amore per la loro nazione e dalla volontà di difendere i diritti e la dignità del loro popolo, stanno attuando una vera e vincente battaglia nonviolenta.
Gli attivisti di iRS non solo stanno dando prova di una incredibile forza di volontà, di una grandissima capacità autocontrollo nel non rispondere in alcun modo alle provocazioni della polizia, ma con la loro azione nonviolenta stanno mantenendo a distanza i rifiuti voluti dalla classe politica autonomista.
L’azione di resistenza passiva degli attivisti di iRS, guidati dai rappresentanti dell’esecutivo nazionale Gavino Sale e Juanneddu Sedda, sta dimostrando ai sardi che le cose si possono fare, che si possono portare avanti battaglie importanti per i nostri diritti e la nostra dignità; che attraverso la lotta nonviolenta si può mettere in scacco la violenza dello Stato e le scelte insensate della classe politica autonomista sempre più in imbarazzo davanti alla sua evidente sottomissione, sempre più in difficoltà davanti a un popolo sardo che prende coscienza di quanto la classe politica sarda agisca contro i sardi e la Sardegna.
L’esemplarità di quanto sta succedendo sta muovendo la coscienza dei sardi: centinaia di persone stanno mandando la loro solidarietà e il loro appoggio a iRS.In questo momento sempre più sardi sentono e sanno che quei 200 attivisti rappresentano tutti noi, tutta la Sardegna, tutta la nostra speranza in un futuro diverso e più giusto. E noi sappiamo che, nonostante tutta la violenza della polizia, continueranno finché sarà loro possibile. Stiamogli vicini, continuiamo a tenere tutti la testa alta.
Franciscu SeddaEsecutivo Nazionale di iRS
Giovedì 10 gennaio 2008, Cagliari. Ore 21
Da nostre fonti interne dirette annunciamo che otto uomini delle forzedell'ordine hanno tentato di arrestare Gavino Sale, Presidentenazionale di iRS, approfittando del trambusto creatosi sulla banchinaa causa dell'avvicinamento del cargo carico di rifiuti.
Fortunatamente l'attenzione degli attivisti di iRS ha consentito agliindipendentisti di strappare letteralmente a forza Gavino Sale dallebraccia delle forze dell'ordine e di farlo quindi restare sul posto.
Ricordiamo che il presidio di iRS è non violento e pacifico e che inostri attivisti attueranno esclusivamente forme di resistenza passivaalle forze dell'ordine.
La Polizia sta caricando ripetutamente gli attivisti nonviolenti di iRS cherispondono con la resistenza passiva.
Lo scopo di iRS non è quello di creare scompiglio o generaretafferugli bensì di far riflettere il popolo sardo dell'uso che laclasse politica unionista fa del loro territorio nazionale.
Gli attivisti rimangono sul molo e tenteranno di impedire l'attracco del cargo contenente rifiuti i rifiuti italiani importati in Sardegna dalla classe politica unionista nell'interesse dello Stato italiano che, evidentemente, si contrappone a quello della Nazione sarda.
All'esterno del porto si stanno assembrando decine di persone che sostengono l'iniziativa di iRS.
Giovedì 10 gennaio 2008, Cagliari. Ore 13.
Un gruppo di 100 attivisti di iRS-indipendèntzia Repùbrica de Sardigna ha bloccato l’attracco del primo cargo Tirrenia carico di rifiuti attraverso un’azione non violenta ma determinata. La nave, denominata "Via Adriatico" contiene anche camion piombati di scorie di lavorazione di acciaieria.
Durante l'occupazione del cargo gli attivisti di iRS e il Capitano dell'imbarcazione hanno concordato una ispezione della stiva.
Gli indipendentisti hanno presidiato le bitte di attracco del molo del porto industriale cagliaritano e hanno sistemato sulla banchina legname e autovetture impedendo così le operazioni di attracco del cargo. Quindi gli attivisti indipendentisti sono riusciti a salire a bordo del cargo occupandolo simbolicamente.In questi minuti il presidio è stato spostato presso il porto canale dove è previsto, per le ore 16 di oggi, l’attracco di un altro cargo contenente la grande massa dei rifiuti provenienti dalla Campania.
Attualmente il secondo cargo di rifiuti è fermo in rada. La Capitaneria di Porto, vista la presenza di iRS, è indecisa sul luogo dove far attraccare la nave.
iRS coglie l'occasione per stigmatizzare le iniziative contro i rifiuti organizzate dal centrodestra sardo unionista: è paradossale che protesti chi pochi anni fa, quand'era al governo della Regione Sardegna, si era detto disponibile all'importazione in Sardegna di scorie chimiche, se non nucleari. Segno evidente che le logiche con cui agiscono le forze autonomiste di destra e di sinistra rispondono a criteri di utilità per le rispettive segreterie politiche italiane e non per il benessere del popolo e della nazione sardi.
Ofìtziu de Imprenta de iRS

RIFIUTI E MALPENSA. MA COME SI FA A NON ESSERE SECESSIONISTI?

di Davide Boni
Niente paura. Non è il sistema Italia che va male. Anche il Presidente del Consiglio, Prodi, ce l’ha confermato nel messaggio di fine anno. Sì perché esiste un’Italia dove tutto funziona, un Paese in movimento, che cresce, senza nessun grosso problema all’orizzonte. Quindi perché preoccuparsi? Il sistema, ci hanno detto, è uno solo, con una sola velocità di marcia, tutti con lo stesso obiettivo e con le stesse opportunità. Ma l’illusione si infrange, scontrandosi con la realtà di tutti i giorni. E allora si scopre che la Campania da più di dieci anni è soffocata dai propri rifiuti, che nei tribunali lombardi manca personale, che i tempi della giustizia sono lunghissimi, mentre altrove le assunzioni negli enti pubblici ormai non si contano più, tanto che il numero delle persone impiegate supera le reali necessità. E non importa se alcune indagini dimostrano che l’apparato giustizia fa acqua da tutte le parti, che il senso di giustizia si è perso nel retrobottega di qualche palazzo romano. Altro che fiducia nelle istituzioni. Come biasimare gli italiani. Facile fare uno Stato, tracciando sulla carta qualche confine, più difficile è creare un popolo che si senta tale, una nazione, mantenendo e rispettando le peculiarità di tutti i “territori” che fanno parte del sistema Italia. Forse ci deve essere qualcosa di più di una partita di calcio della nazionale o di qualche evento tragico per farci sentire stretti, tutto l’anno, in un medesimo grande abbraccio. Perché spesso è proprio il Nord a non sentire la forza e il calore di questo abbraccio. Come possiamo sentirci parte di un unico grande sistema quando noi lottiamo per Malpensa e per le nostre infrastrutture, mentre altrove ricevono da decenni fondi e soldi per risolvere l’emergenza rifiuti? Perché la parte produttiva del Paese deve essere sempre costretta ad elemosinare diritti e risorse mentre altrove viene sempre dato tutto, senza neppure lo sforzo di chiedere? Eppure queste diversità stanno emergendo in modo sempre più evidente. Invece di liquidare tutto come fosse una contrapposizione storica tra “Nord e Sud” bisognerebbe capire quali sono le cause. E’ forse una colpa rivendicare i propri diritti, difendendo senza paura quello che è stato costruito a fatica in tutti questi anni, o è piuttosto lo stesso Stato centrale a non essere stato in grado di gestire le peculiarità di ciascun territorio? Troppo spesso è mancata la volontà di gestire il Paese ottimizzando le singole diversità e concedendo più autonomia agli enti locali, preferendo invece creare un carrozzone statale senza precedenti, una macchina tanto lenta quanto complicata da gestire, i cui risultati sono ben visibili. In molti tutto questo non l’hanno ancora capito. E allora non sorprendiamoci se grazie ad una mentalità romanocentrica il nostro fiore all’occhiello del trasporto aereo rischia di chiudere, mentre altrove vengono pagati i debiti della sanità pubblica. Così il Paese non crescerà mai, alimentando preoccupazioni e peggiorando una situazione economica già precaria. E davanti a tutto questo, molte volte mi chiedo come si fa a non essere secessionisti…
da La Padania del 6 gennaio 2008