BOSSI: CRITICHE? VENGANO LORO A CALMARE LA RABBIA DELLA GENTE

MILANO - "Visto che fanno tanto i sottili, strumentalmente, sulle mie parole, vengano loro a spiegare alla gente incazzata perché ci sono tante tasse, vengano loro a calmare la rabbia che monta nei cittadini". Umberto Bossi, il giorno dopo le parole pronunciate a Cà San Marco, commenta, conversando con l'ANSA, le polemiche nate dalle sue affermazioni sulla protesta fiscale. Bossi respinge l'accusa di aver usato un linguaggio violento e rivendica con forza di avere sempre saputo incanalare la protesta, anche la più accesa, per via pacifica e democratica. "A Roma fanno finta di non sapere - dice Bossi con una punta di amarezza - fanno finta di non capire. Per una battuta detta in un comizio, anzi per una risposta che ho dato a qualcuno che invocava vie spicce, hanno allestito un processo mediatico. Ma scherziamo?". "La realtà - prosegue Bossi - è che la rivolta fiscale non la si fa certo con le armi. E' la rivolta stessa l'arma migliore che c'é. E noi non faremo certo il favore a lor signori di cascare nelle provocazioni, questo no di certo. Ma che fucili? Noi proseguiamo nel nostro programma di rivolta contro il fisco ingiusto rispettando le leggi". "E già oggi - prosegue - in una riunione che si è svolta in via Bellerio sono stati delineati alcuni passaggi che ci porteranno a presentare a Venezia il nostro progetto in più punti per ridurre l'iniqua tassazione che sta strozzando le famiglie". (notizia ANSA)

Cà San Marco, 26 agosto 2007

Ieri, come al solito, una frase di Umberto Bossi utilizzata in un contesto ben preciso è stata utilizzata per sviare l’attenzione degli italiani dalla proposta di rivolta fiscale e dall’ennesima dimostrazione di quanto i padani vogliano amministrarsi da soli senza dipendere da Roma.
Al tradizionale appuntamento di Cà San Marco, antico confine del Lombardo Veneto, l’alzabandiera padano è stato arricchito da una colorita metafora del Senatur che parlando di lombardi che mantengono lo Stato, punzecchiato dai commenti dei militanti leghisti, ha detto che ancora non sono stati presi i fucili per voler sottolineare come i tartassati ed operosi settentrionali siano sempre stati diligenti e ligi al proprio dovere di italiani nonostante la Repubblica abbia, sin dalla sua nascita, spremuto i padani utilizzandoli, come galline dalle uova d’oro, per mantenere il mezzogiorno ed il carrozzone clientelare legato al Parlamento romano.
Naturalmente a noi è chiaro che Umberto Bossi non abbia voluto minacciare alcuna rivolta armata e, soprattutto, è evidente quanto sia stato importante il ruolo del Capo del Carroccio nell’evitare proprio che alla caduta della prima repubblica, realmente, si potesse giungere ad una rivolta armata degli oramai stanchi cittadini del Nord. Umberto Bossi ha infatti sempre parlato di rivoluzione democratica in cabina elettorale. Ma qualcuno finge sempre di non capire… tra questi anche il Presidente comunista della Repubblica Italiana.

CA' SAN MARCO (BERGAMO) - Nessuna retromarcia sulla protesta fiscale: la Lega Nord andrà sino in fondo. Umberto Bossi sul Passo San Marco a 2.000 metri ha fugato ogni dubbio e lo ha fatto con una delle sue espressioni forti. "Non abbiamo mai tirato fuori fucili, ma c'é sempre una prima volta". Al Senatur piace la terminologia 'armata': senza andare al 1994, quando parlò di 300 mila bergamaschi che erano disposti ad armarsi fra il 1986 e 1987, anche più recentemente ha parlato di 'fucili', in tono più o meno serio. Sul tema fiscale, non usa il termine sciopero ma protesta o rivolta perché "con le parole - ha spiegato - bisogna stare attenti". Ma i cinque punti con cui si comincerà, a distanza ciascuno di 15 giorni, sono già pronti. Nessuna spiegazione per ora su quali saranno per evitare che il governo ricorra ai ripari con un decreto legge o con un provvedimento dell'Agenzia delle entrate. "Invece dopo - ha osservato il vice presidente del Senato Roberto Calderoli - non potranno fare una legge retroattiva". Non ci sono stati riferimenti agli alleati che non vedono esattamente di buon occhio la protesta fiscale. Calderoli li ha invitati ad essere più presenti al Senato "perchéé inutile che si parli dei costi della politica se si ruba lo stipendio non andando in Parlamento". Il deputato Roberto Cota ha invece criticato il "partito trasversale del freno a mano tirato che fino a oggi non ha permesso un vero cambiamento". La Lega invece ha iniziato la raccolta firme sulla protesta fiscale e ai circa 500 militanti saliti in Valbrembana é stata distribuita una scheda perché dicano se sono "favorevoli ad attuare la rivolta fiscale pagando le tasse alle nostre regioni e ai nostri comuni anziché allo Stato centrale". Bossi è arrivato intorno alle 13, ma prima del suo breve intervento sono saliti in tanti sul palco per parlare, dal segretario nazionale della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti all'eurodeputato Mario Borghezio, agli esponenti della Lega delle diverse regioni del nord. E tutti hanno ripetuto la stessa cosa: "da qui parte la battaglia". Il via ufficiale, anzi "l'inizio del conto alla rovescia" per mandare a casa Prodi, come ha sottolineato Calderoli, sarà il 16 settembre al consueto appuntamento di Venezia. "Davanti alla rapina delinquenziale dello Stato che taglia la libertà - ha spiegato Bossi - noi sappiamo reagire e arrivare al bersaglio. Ci tocca andare fino in fondo". E in questo senso la protesta fiscale "non è la fine del mondo - ha aggiunto il leader della Lega - ma una parte della lotta per la libertà". Il Senatur ha ricordato ancora una volta che tutti gli stati moderni sono nati dalla rivolta fiscale, ha citato Carlo Cattaneo rilanciando il lavoro comune con il Veneto, ma anche il poeta siciliano Ignazio Buttitta per spiegare l'importanza delle radici. "Finora gli è andata bene - ha osservato -, i lombardi pagavano e non hanno mai tirato fuori il fucile, ma c'é sempre una prima volta. La Lega è nata per la libertà della Padania e noi non ci fermeremo a metà. Ora si lamentano perché parliamo di rivolta fiscale, ma siano più onesti e equilibrati. E' evidente che quando uno esagera ci sono reazioni".

La spropositata reazione del Presidente della Repubblica, il comunista Napolitano:
ROMA - "Il Presidente della Repubblica ha la massima considerazione per la libertà del confronto politico, anche nelle sue asprezze, e per il pieno esercizio del ruolo e dei diritti di qualsiasi forza di opposizione. Ma dinanzi a eccessi clamorosi nella polemica e nella propaganda, sente di dover esprimere un forte richiamo alla moderazione del linguaggio, e al rispetto dei valori nazionali e dei principi costituzionali". E' quanto scritto in un comunicato diffuso dal Quirinale. (Notizia Ansa)

BOSSI: BERLUSCONI MI HA CONFERMATO DI NON VOLERE IL PARTITO UNICO

"Silvio Berlusconi non vuole il partito unico, non vuole il referendum elettorale, anzi mi ha detto che vuole incontrare il governo per fare una nuova legge elettorale". Lo ha rivelato il segretario federale della Lega, Umberto Bossi, al termine dell'incontro a Calalzo di Cadore, con Giulio Tremonti, Gianni Alemanno, Roberto Calderoli e Roberto Maroni per fare il punto sulle prossime strategie politiche. "Pensavo che Berlusconi - ha detto Bossi - volesse fare un qualche pasticcio dopo il referendum elettorale con il Paritto della Liberta ma l'ho sentito al telefono e ha smentito tutto: non c'è nessun pasticcio, vuole incontrare il governo. Ora vediamo - ha sottolineato il leader del Carroccio - ci sono due settimane di tempo per affrontare il tema della legge elettorale, per farla; sui modelli possibili non abbiamo deciso nulla, ribadisco che la Lega è per migliorare la legge attuale". Quanto alle mosse future della Cdl, per Bossi ci vuole prima la nuova legge elettorale, poi si penserà alla coalizione per fare un programma condiviso da tutti quelli che ne fanno parte. "Per il programma ci sono delle idee base - ha concluso Bossi - qui a Calalzo siamo in pochi oggi, dobbiamo allargare il dibattito e guardare a settembre: prima la legge elettorale - ha ribadito - quindi la coalizione, poi il programma perché siamo a fine legislatura".

::ULTIM'ORA::

GOVERNO: BOSSI ANNUNCIA MANIFESTAZIONI CONTRO A SETTEMBRE
(ANSA) Valeggio sul Mincio (VR) 23 luglio - Umberto Bossi torna a chiamare il popolo della Lega alla mobilitazione di piazza contro il Governo Prodi. "A settembre - ha detto il Senatur - faremo una serie di grosse manifestazioni per far capire che il governo deve andare a casa". "Le faremo in Lombardia ma anche in Veneto - ha proseguito - e ci dovete venire incazzati, non buoni come al solito. Noi non siamo cambiati, siamo quelli di sempre. Il Veneto, la Lombardia, la Padania non sono in vendita, non sono un regalo per nessuno, sono nostre".