Questa l'avevamo persa... il Signor Andrea Galli si è proprio distinto fino in fondo nell'ostentazione del suo profondo odio per il leghista Fusco e la Lega Nord di Opera:
Opera sceglie «il nemico degli zingari»
MILANO - Di se stesso dice, scrive sul blog e fatto scrivere sui manifestini della campagna elettorale: «Se non ci sono campi nomadi a Opera il merito va dato a Ettore Fusco». Lui, 38enne neosindaco del paesotto di 13mila abitanti a sud di Milano, è solito mettersi in terza persona. Anche se gli preme piuttosto sottolineare come si sia messo «contro i nomadi» e, dunque, «al fianco dei cittadini». Che domenica e lunedì l' hanno premiato: 48,8% dei voti contro il 43,4 dell' avversario Riccardo Borghi. Era il dicembre 2006. In via Ripamonti, a Milano, parte uno sgombero di zingari. Fa freddo. Di più: si gela. Ci sono tanti bimbi. L' allora sindaco di Opera Alessandro Ramazzotti (centrosinistra) ha un prato che dista poco da via Ripamonti. Di solito, sul prato, si ferma il circo. Adesso il prato è libero: che arrivino pure i rom. I rom arrivano, e i cittadini, «capeggiati da Fusco», piombano nel consiglio comunale convocato d' urgenza. Urla. Spintoni. Ressa. Pandemonio. Il popolo sciama verso il campo e lì scoppia un incendio. Bruciate le tende per i nomadi sistemate dalla Protezione civile. Fusco viene indagato per «istigazione a delinquere». I rom resistono, poi, dopo giornate di insulti 24 ore su 24, se ne vanno. Ramazzotti commenterà: «Rifarei tutto. Davanti alle emergenze umanitarie le divisioni politiche devono scomparire». La Lega distribuisce volantini nelle chiese contro i preti «amici degli zingari». Passano i mesi. Opera torna tranquilla. Fusco viene prosciolto. E vince.
Galli Andrea Corriere della Sera 17 aprile 2008
MILANO - Di se stesso dice, scrive sul blog e fatto scrivere sui manifestini della campagna elettorale: «Se non ci sono campi nomadi a Opera il merito va dato a Ettore Fusco». Lui, 38enne neosindaco del paesotto di 13mila abitanti a sud di Milano, è solito mettersi in terza persona. Anche se gli preme piuttosto sottolineare come si sia messo «contro i nomadi» e, dunque, «al fianco dei cittadini». Che domenica e lunedì l' hanno premiato: 48,8% dei voti contro il 43,4 dell' avversario Riccardo Borghi. Era il dicembre 2006. In via Ripamonti, a Milano, parte uno sgombero di zingari. Fa freddo. Di più: si gela. Ci sono tanti bimbi. L' allora sindaco di Opera Alessandro Ramazzotti (centrosinistra) ha un prato che dista poco da via Ripamonti. Di solito, sul prato, si ferma il circo. Adesso il prato è libero: che arrivino pure i rom. I rom arrivano, e i cittadini, «capeggiati da Fusco», piombano nel consiglio comunale convocato d' urgenza. Urla. Spintoni. Ressa. Pandemonio. Il popolo sciama verso il campo e lì scoppia un incendio. Bruciate le tende per i nomadi sistemate dalla Protezione civile. Fusco viene indagato per «istigazione a delinquere». I rom resistono, poi, dopo giornate di insulti 24 ore su 24, se ne vanno. Ramazzotti commenterà: «Rifarei tutto. Davanti alle emergenze umanitarie le divisioni politiche devono scomparire». La Lega distribuisce volantini nelle chiese contro i preti «amici degli zingari». Passano i mesi. Opera torna tranquilla. Fusco viene prosciolto. E vince.
Galli Andrea Corriere della Sera 17 aprile 2008
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