MILANO - "Visto che fanno tanto i sottili, strumentalmente, sulle mie parole, vengano loro a spiegare alla gente incazzata perché ci sono tante tasse, vengano loro a calmare la rabbia che monta nei cittadini". Umberto Bossi, il giorno dopo le parole pronunciate a Cà San Marco, commenta, conversando con l'ANSA, le polemiche nate dalle sue affermazioni sulla protesta fiscale. Bossi respinge l'accusa di aver usato un linguaggio violento e rivendica con forza di avere sempre saputo incanalare la protesta, anche la più accesa, per via pacifica e democratica. "A Roma fanno finta di non sapere - dice Bossi con una punta di amarezza - fanno finta di non capire. Per una battuta detta in un comizio, anzi per una risposta che ho dato a qualcuno che invocava vie spicce, hanno allestito un processo mediatico. Ma scherziamo?". "La realtà - prosegue Bossi - è che la rivolta fiscale non la si fa certo con le armi. E' la rivolta stessa l'arma migliore che c'é. E noi non faremo certo il favore a lor signori di cascare nelle provocazioni, questo no di certo. Ma che fucili? Noi proseguiamo nel nostro programma di rivolta contro il fisco ingiusto rispettando le leggi". "E già oggi - prosegue - in una riunione che si è svolta in via Bellerio sono stati delineati alcuni passaggi che ci porteranno a presentare a Venezia il nostro progetto in più punti per ridurre l'iniqua tassazione che sta strozzando le famiglie". (notizia ANSA)
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